domenica 30 gennaio 2011

Running in Sarajevo

Era da tempo che volevo condividere in rete alcune mie esperienze di vita, ho sempre desiderato scrivere, ma come di solito accade si rimanda sempre il momento di buttare giù le prime parole.
Durante i miei viaggi nel mondo mi è sempre venuto in mente qualcosa che avrei voluto fissare in un diario, oppure, come in questo caso, sulla grande ed infinita rete....
Il mio lavoro mi ha permesso di vedere posti altrimenti quasi inaccessibili, di quelli che si leggono sui libri di avventure o nelle notizie di cronache di guerra, luoghi lontani come l'Iraq, l'Antartide, il Libano e molti paesi dove la guerra non c'è più, ma dove ha lasciato tracce indelebili nelle persone e nei ricordi di ognuno di noi, come Sarajevo appunto
Ovunque vado porto sempre con me le mie scarpe da corsa, il running è lo sport più popolare e democratico che ci sia, basta mettersi le scarpe e partire, non importa la meta, quello che conta è il percorso che si segna sulla strada e dentro noi stessi.
Perché correndo si pensa, si vedono cose che normalmente passando di fretta con i nostri mezzi a motore ci sfuggono, si notano particolari invisibili a tutti coloro che fanno del loro viaggio solo un pezzo di strada tra la partenza e l'arrivo.
Fu proprio durante una breve missione in Bosnia, quando ormai la guerra era solo un ricordo, che durante la mia corsa quotidiana mi trovai a realizzare all' improvviso, in mezzo ad un grande gruppo di palazzi popolari, che stavo percorrendo strade dove tanta gente era morta colpita dalle granate e dai cecchini, e che tutto ciò era accaduto solo pochi anni prima di quel giorno.
Le tracce lasciate dalla guerra dei Balcani erano ancora vive, i fori dei proiettili sui palazzi, i buchi delle cannonate in corrispondenza degli appartamenti dove si rintanavano gli "Snipers",  i segni degli "Shrapnel" sui marciapiedi che adesso venivano calcati dalle morbide suole di una persona ignara che pensava, quel giorno, di fare soltanto una corsetta...
Durante quella corsa a Sarajevo ho realizzato che la vita è un bene prezioso e che si deve fare tesoro delle esperienze vissute mettendosi in gioco e, soprattutto, avendo una grande capacità di critica e di autoanalisi.

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